La storia è maestra di vita. Lo disse Cicerone, in tempi non sospetti. Oltre 2000 anni dopo, non saremo certo noi a metterlo in dubbio. E la storia del nostro hockey, nell’ultimo decennio, racconta di una squadra che ha saputo vincere in molti modi diversi, anche in situazioni estreme: non ci viene in mente altra definizione per descrivere quello che successe tra Milano e Vicenza nel 2018.
Anche allora si arrivò a gara 5, che terminò in pareggio, in un crescendo di tensione. All’overtime il Quanta si ritrovò in inferiorità numerica. A quel punto, nessuno dei presenti ci credeva più. Nessuno tranne loro, i giocatori del Milano.
Presidente Tessari, oggi alla vigilia di un’altra gara 5, i ragazzi ci credono ancora?
“Più che una domanda, questa è una provocazione, che respingo al mittente. È una questione che nemmeno si pone”.
Eppure le ultime due gare della serie sono finite male, anche con un divario netto…
“Ai playoff, vincere 1-0 o perdere 10-0 non cambia nulla. Siamo 2-2 e disco al centro. Le due squadre hanno le stesse probabilità di successo. L’equilibrio si romperà solo sabato sera: siamo convinti di avere tutte le carte in regola per giocarcela alla pari”.
Cosa può cambiare il Milano per vincere?
“E’ il momento di andare oltre le questioni tattiche o fisiche: in una gara secca di questa importanza sono le qualità caratteriali a fare veramente la differenza. E negli occhi dei nostri giocatori, in queste ore che precedono il match, vedo tutto fuorché la resa”.
Sensazioni?
“Il gruppo è forte e coeso, conscio che ciò che è stato è stato. Queste sono le partite che ogni sportivo sogna di giocare. Si lavora per mesi per arrivare a certi appuntamenti. Da ex giocatore, li invidio parecchio, perché a star fuori si soffre molto e non ci si diverte!”