Dell’amaro calice della sconfitta, in casa rossoblu non ci si ricordava nemmeno il sapore, se parliamo della più importante competizione nazionale. Già questo la dice lunga sul peso specifico del blasone di una società, che ha scritto alcune delle pagine più gloriose sulle piste dello Stivale: “Sinceramente – ammette il Presidente del Milano Quanta Riki Tessari – al momento prevale la forte delusione per un obiettivo sfumato proprio sul traguardo. Ci vorrà ancora qualche giorno per metabolizzare, ma il mio compito è anche quello di ricompattare tutto l’ambiente, perché la stagione non è finita”.
Da dove cominciamo?
“Dai complimenti, doverosi, ai Diavoli Vicenza. Sono da anni i nostri avversari principali e questa volta sono riusciti con merito a centrare l’obiettivo”.
Una vittoria inevitabile per i valori espressi durante tutta la stagione?
“No, nel senso che una volta arrivati in finale il resto del campionato non conta più nulla. E io ero convinto, e non ero di certo il solo, di poter vincere: le aspettative erano quelle di sempre. Ci siamo andati vicinissimi, ma abbiamo perso dilapidando tre match point, il che significa molto semplicemente che abbiamo sbagliato qualcosa, mentre loro quel qualcosa in più sono riusciti a farlo”.
Ci sono recriminazioni?
“Recriminare no, solo il dispiacere di non esserci potuti presentare al completo a causa dell’infortunio occorso a Barsanti, ma queste cose purtroppo fanno parte dello sport e non sono sotto il controllo di nessuno”.
C’è chi ha fatto notare che gara-5 avrebbe potuto essere inficiata, per un errore tecnico nel finale…
“Gli ultimi 10 secondi di gara noi abbiamo giocato senza Lettera e loro senza Sigmund: le loro penalità contemporanee erano scadute e sarebbero dovuti rientrare perché il gioco si era fermato, ma in quel frangente nessuno se ne è accorto”.
Quindi la Società farà ricorso?
“No, non presenteremo nessun ricorso. Il campo ha dato il suo regolare verdetto e non può essere un cavillo a decidere una finale. Non c’è nessuna ombra sui 26 trofei che abbiamo vinto in un quarto di secolo di storia. E’ una cosa di cui siamo tutti orgogliosi, ma soprattutto è il modo di comportarci che il Dott. Umberto Quintavalle ha da sempre predicato e ha trasmesso a tutti noi”.
Tra gli addetti ai lavori però c’è chi dice che altri si sarebbero comportati diversamente.
“Può essere e forse è vero vedendo cosa è successo durante questa stagione, con l’atteggiamento assunto da alcune società in relazione a temi ben più importanti di 10 secondi di una partita. Noi siamo l’Hockey Club Milano, il nostro comportamento e le nostre prese di posizione sono note e chiare a tutti. Anche quest’anno abbiamo tracciato una strada che ha portato poi all’assunzione del protocollo tamponi obbligatorio per tutti. Nessuno ha finora potuto dire qualcosa riguardo alla trasparenza e sportività con la quale abbiamo conquistato tutti i nostri trofei, e questa cosa non deve certo cessare adesso. La storia ricorda i vincitori, spesso dimentica i vinti, ma non dimentica mai chi ha saputo distinguersi per etica e sportività vera e in questo mi sento di poter dire che l’Hockey Club Milano spicca”.
E adesso come si affronta questo finale di stagione?
“Non sarà facile ripartire dopo una delusione ancora molto fresca, ma questi ragazzi hanno dimostrato in altre occasioni di saperlo fare e sono convinto che daremo il massimo per portare a casa la Coppa Italia: un trofeo che è sempre stato per noi il secondo obiettivo in termini di importanza, anche se oggi giocoforza è diventato l’unico raggiungibile su territorio nazionale. Sono quindi convinto che saremo a Forlì per dire, a voce alta, la nostra”.